Week #34 – progress-i

Il giorno dell’Epifania è stato quello del mio ritorno alla web communication. Entusiasta, motivata, positivamente affascinata dalla situazione lavorativa che mi si prospetta – soprattutto a seguito di una pessima esperienza di agenzia nella “dutch side” – sfodero dal primo giorno la mia arma più potente: il progress. Tutto il pomeriggio a “sferruzzare” una maglia di caselle excel nel tentativo di conferire una logica e rendere comprensibile il lungo elenco dei lavori in corso. Sembra funzionare.

A distanza di quasi due settimane dal mio nuovo inizio come “robottino del digital” sono terribilmente frustrata: non è così facile come pensavo riuscire ad adattarsi nuovamente ad una piccola realtà – riferendomi sia all’agenzia che alle ridotte lande che la circondano fino ai confini con l’oceano – dopo aver provato l’ebrezza del network internazionale con sede meneghina ed essersene intossicati. Sulla scrivania non manca la mia borraccia bianca e il Mac viaggia come un tempo nella shopper bianca con le scritte blu dall’aspetto decisamente vissuto. Sono i miei amuleti.

Oltre a intoppi durante un primo tentativo di riorganizzazione drastica, non avevo messo in conto i problemi di connessione internet che su un isoletta in mezzo al mare possono arrivare. Se a tutto ciò aggiungiamo la luna piena e di conseguenza – come sempre accade – un pessimo rapporto con tutto ciò che possa definirsi “tecnologico” (dalla lavatrice, al provider telefonico, all’ftp…funzionasse qualcosa!) la settimana diventa davvero faticosa e non c’è nessuna “Prof.” guardiana di server e maga di sistemi informatici a salvarmi le chiappe.

Mi ero ripromessa di essere meno “mastino” per evitare lo stress da lavoro, ma sembra che non importi dove tu vada, se è necessario trovare soluzioni e implementarle, ci si deve imporre e “sudare”. Imporsi di venerdì 17 è un rischio, ma se si deve correre…corriamolo. Così Miss Hyde prende il sopravvento su Dott. Raviz e… whatever works come insegna Woody Allen.

Durante la giornata continuo a incappare in situazioni bizzare:  la mattina, in ritardo e costretta a fare l’autostop per arrivare in ufficio (causa totale assenza di bus di passaggio nella mia direzione), vengo recuperata da un tizio che si scopre essere mio cliente, ma che di persona non conoscevo ancora. Lungo un breve tratto a piedi attraversando Grand-case incontro la metà dello staff del Calmos Café, tutti in direzione lavoro e ancora stravolti dalla serata salsa del giorno precedente…piacevoli scambi di battute, ma il mio ritardo si dilata sempre di più…

Con sorpresa e con i consueti ritmi caraibici tutto sembra risolversi: cambio gestore telefonico e compro un motorino onde evitare di incorrere in ulteriori presentazioni ufficiose da autostop. Il bucato non è venuto gran che bene, ma un’altra settimana è andata.