Week #38 – king and cross

In settimana mi è stato inviato il link al video di questa canzone.

 

Come spesso succede me ne innamoro, comincio ad ascoltarla in loop poi a interessarmi ad altri brani, magari dello stesso album. Se mi garbano scatto a scaricare l’edizione, ma talvolta mi scappa la mano e così ho iniziato a collezionare discografie.

Non è il caso di questo gruppo islandese, mi sono limitata all’ultimo album, “In the silence”. Davvero gradevole e “carezzevole” già dall’anteprima di iTunes. E così effettuo subito l’acquisto, senza pensarci, in un click e qualche euro in meno sulla carta  di credito, ma denaro ben speso, investito.

Mi sento meglio di quando spendo la stessa cifra in cioccolata o per acquistare il biglietto del ferry per Pinel. Mi sento ancor meglio ogni volta che ascolto e riascolto il mio acquisto. Trovo sia una forma di piacere che va ripagata.

Se lo meritano, i musicisti.  Le emozioni che le loro creazioni possono regalare o contribuire a vivere non sono quantificabili, non in 8,99€. a mio avviso. Che come genere di artisti possano piacere o meno… E sono contenta di aver ricompensato così l’ottimo lavoro di un po’ di persone.

Week #37 – riflessioni 2.0

Giovedì sera, ricevo uno strano messaggio facebook da parte di mia sorella, la quale mi esprime la sua perplessità nel ricevere un ancora più bizzarro messaggio. A scriverle è un tale che si spaccia per avvocato e consulente finanziario di un facoltoso signore africano deceduto di recente e rimasto senza eredi. Nel messaggio l’avvocato Pinco Pallo fornice ampie spiegazioni riguardo la sua richiesta di contatto: avendo lo stesso cognome del defunto Ceci è entrata in graduatoria per aggiudicarsi una notevole fetta di patrimonio in eredità.

Mosse da uno spirito alla Sherlock Holmes e con l’ausilio di capacità investigative alla Agatino Catarella, comincia la nostra indagine. Appena rientrata a casa e ancora in pieno loop da agenzia web sostengo che si possa trattare di un hacker a caccia di server (???) e le vieto di rispondere al messaggio.

Ceci, nel frattempo, da buon cervello della società moderna digita su Google “eredità truffa” (geniale, non ci avevo pensato). Scopriamo su Wikipedia che si tratta di tale “Truffa alla Nigeriana” e beneficiamo della descrizione, tra l’altro la stessa che riporta una testata online mai visitata né conosciuta prima d’ora.

La morale parte già da qui: quando scrivo ogni tanto “Google vede e provvede” è perché se c’è qualcosa di veramente potente su questa terra è proprio il sopracitato motore di ricerca. Crisi mistica? Forse. Ma Google non è che un mezzo per ottenere risposte alle nostre domande e curiosità. Le vere risposte sono nel Vangelo secondo Wikipedia, l’enciclopedia libera che ci permette di condividere conoscenza via internet e, che se riportasse che Craxi è resuscitato, il giorno dopo ne parlerebbero tutti i telegiornali. Crisi mistica? Sì, non so più a cosa credere.

Mi spaventa questo sviluppo del conoscere umano, anche se è sempre stato così: non sapremo mai che cosa possa essere successo in passato, nella storia, con precisione. Tutto quello che sappiamo ci è stato trasmesso, raccontato. Tutto quello che conosceranno le future generazioni lo avremo trasmesso noi a nostra volta. Ma che cosa stiamo trasmettendo e cosa sapranno e racconteranno del passato, in futuro?

Poi, porcaccia la miaseria, pure la truffa alla nigeriana ci doveva arrivare??!!

Week #36 – gli anni del Barolo

Quest’anno è partito così, con il Barolo e al Barolo.

Ci sono gli anni del Fegato di Vitello, quelli che fanno ancora impressione a ricordarci, quelli che infastidiscono per la loro consistenza, che sanno di vita e di sangue, sono diventati il nostro piatto meno favorito, che ci auguriamo di non assaggiare mai più.

Poi ci sono quelli After Eight in cui le giornate di lavoro non terminano mai prima delle 20, quelli che sono un contrasto, un miscuglio di elementi eterogenei, ma che alla fine fanno fa piacere aver gustato ricordandoli come un dessert gradevole in confronto ad altri.

Ci sono gli anni degli Acras Creoli, quelli che sanno di fritto e di rivoluzione, di sole, di pesce e di salsa piccante. Gli anni in cui l’estate ti scorre nelle vene e davanti agli occhi senza interruzione. Quelli che non ci si pentirà mai di aver ordinato, nonostante qualche distrurbo di digestione.

Ci sono gli anni della Quiche Senza Formaggio, quelli che sfamano, che sono senza poche pretese ma apprezzabili, che dopo qualche tempo iniziano a stufare e fanno bramare un’altra ricetta. Quelli delle sperimentazioni più o meno bene riuscite.

Ci sono anche gli anni degli spinaci che spessoo sono amarissimi e rare volte dolci e rigeneranti. Quelli che si deve mangiare ogni tanto, perchè fortificano. Quelli che mezzo mondo ha sicuramente nel freezer e ogni tanto scongela.

Poi ci sono gli anni del Barolo, come questo. Quelli che richiedono pazienza, ossigeno e di essere decantati. Quelli che saranno sicuramente buoni e importanti. Quelli che sono intensi, che però non ci si può gustare senza alla base un piatto adatto, sarebbero un peccato e uno spreco. Che se ne inizi a berne un bicchiere non finiresti mai, fino a raggiungere il benessere desiderato. Niente sentore di tappo per ora, ma c’è sempre il rischio di incappare nella bottiglia sbagliata. Stappiamo?

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