Week #35 – rimedi troppo estremi

Trascorrendo l’inverno al caldo credevo che sarei stata esonerata dai malanni di stagione: grossolano errore da principiante. I turisti dal continente portano ai Caraibi denaro, virus e batteri. Ecco i Re Magi del 2014, ma non mi sento tanto Gesù bambino, quanto piuttosto una sorta Pocahontas un po’ meno indigena e un po’ più sfigata considerando che al posto di un ricco coltivatore di tabacco inglese emigrato in Virginia non mi è arrivato nulla di più di uno starnuto portato dal vento.

Dopo aver smoccolato sulla tastiera del Mac per tutta la settimana alle 7 di venerdì sera, mi lasco convincere da Arnaud ad uscire dall’ufficio e raggiungerlo per un aperitivo alla Table d’Antoine. Perché no è anche vicino a casa…poi mi piace andare da Antoine, potremmo definirlo il Bar Sport della Baie Orientale, dove puoi andare anche da solo e trovare sempre qualcuno che conosci con cui berti una birra e farti di gossip del “white ghetto” (come i locali definiscono Orient Bay). 

Vedendomi arrivare starnutendo, Naldo (uno dei beach boy de La Playa) e i suoi due compari locali seduti accanto ad Arnaud mi consigliano di bermi un paio di Ti Punch (“Ti” è l’abbreviazione di “petit”, piccolo). Rispondo con una nasale risata convinta che stiano scherzando. Non è così e ho come un déjà vu: non è la prima volta che un sanmartinese mi suggerisce un Ti Punch come soluzione a qualche fastidio. Sostengono infatti che il cocktail – a base di rum bianco (possibilmente quello agricolo della Martinica), zucchero di canna liquido e fetta di lime – sia il rimedio dei nonni a fastidi differenti, dal raffreddore a difficoltà di digestione. Mi chiedo se ci facciano anche il pediluvio?!

Per il raffreddore bisognerebbe berlo tiepido o almeno a temperatura ambiente, senza ghiaccio, così da espellere tramite la traspirazione tutte le tossine. Mi faccio coraggio (è parecchio forte) e decido di sperimentare questa soluzione. E un po’ come affidarsi a latte e cognac o alla tisana al genepì, così male non può fare… Così vengono ordinati ad Alex (il barista) un paio di “medicaments” e lui capisce al volo.

Ho la pelle d’oca a ogni sorso, ma non posso negare che il primo bicchiere mi abbia liberato le vie respiratorie, apparentemente sembra funzionare. Al secondo giro non ho più la pelle d’oca, ma un calore – anche piacevole – che mi sale alla testa.

Autoprescrizione del giorno seguente: si consiglia una dieta leggera, possibilmente “in bianco”, di assumere una compressa di Maalox appena svegli e ibuprofene a profusione. Ah! E tanta, tanta acqua.

Vatti a fidare dei rimedi della nonna.

Week #34 – progress-i

Il giorno dell’Epifania è stato quello del mio ritorno alla web communication. Entusiasta, motivata, positivamente affascinata dalla situazione lavorativa che mi si prospetta – soprattutto a seguito di una pessima esperienza di agenzia nella “dutch side” – sfodero dal primo giorno la mia arma più potente: il progress. Tutto il pomeriggio a “sferruzzare” una maglia di caselle excel nel tentativo di conferire una logica e rendere comprensibile il lungo elenco dei lavori in corso. Sembra funzionare.

A distanza di quasi due settimane dal mio nuovo inizio come “robottino del digital” sono terribilmente frustrata: non è così facile come pensavo riuscire ad adattarsi nuovamente ad una piccola realtà – riferendomi sia all’agenzia che alle ridotte lande che la circondano fino ai confini con l’oceano – dopo aver provato l’ebrezza del network internazionale con sede meneghina ed essersene intossicati. Sulla scrivania non manca la mia borraccia bianca e il Mac viaggia come un tempo nella shopper bianca con le scritte blu dall’aspetto decisamente vissuto. Sono i miei amuleti.

Oltre a intoppi durante un primo tentativo di riorganizzazione drastica, non avevo messo in conto i problemi di connessione internet che su un isoletta in mezzo al mare possono arrivare. Se a tutto ciò aggiungiamo la luna piena e di conseguenza – come sempre accade – un pessimo rapporto con tutto ciò che possa definirsi “tecnologico” (dalla lavatrice, al provider telefonico, all’ftp…funzionasse qualcosa!) la settimana diventa davvero faticosa e non c’è nessuna “Prof.” guardiana di server e maga di sistemi informatici a salvarmi le chiappe.

Mi ero ripromessa di essere meno “mastino” per evitare lo stress da lavoro, ma sembra che non importi dove tu vada, se è necessario trovare soluzioni e implementarle, ci si deve imporre e “sudare”. Imporsi di venerdì 17 è un rischio, ma se si deve correre…corriamolo. Così Miss Hyde prende il sopravvento su Dott. Raviz e… whatever works come insegna Woody Allen.

Durante la giornata continuo a incappare in situazioni bizzare:  la mattina, in ritardo e costretta a fare l’autostop per arrivare in ufficio (causa totale assenza di bus di passaggio nella mia direzione), vengo recuperata da un tizio che si scopre essere mio cliente, ma che di persona non conoscevo ancora. Lungo un breve tratto a piedi attraversando Grand-case incontro la metà dello staff del Calmos Café, tutti in direzione lavoro e ancora stravolti dalla serata salsa del giorno precedente…piacevoli scambi di battute, ma il mio ritardo si dilata sempre di più…

Con sorpresa e con i consueti ritmi caraibici tutto sembra risolversi: cambio gestore telefonico e compro un motorino onde evitare di incorrere in ulteriori presentazioni ufficiose da autostop. Il bucato non è venuto gran che bene, ma un’altra settimana è andata.

Week #33 – home

Mia mamma è tornata a casa ieri mattina e io dopo una faticosa ma fruttuosa setiimana di lavoro, pur sognando la spiaggia, ho approfittato della giornata di pioggia per fare grandi pulizie e spese.
A fatica – ma dovevo vederlo tutto! – ho anche visto e apprezzato questo straordinario documentario, su consiglio di Arnaud. Non lo conoscevo e nel caso non sia l’unica ad averlo scoperto stasera, lo consiglio.

Week #32 – abbiamo fatto 31

E che 31! Mi fa strano anche il Capodanno qui, settimana assolutamente non convenzionale.

Sì perché con la scusa che mia mamma è venuta a trovarmi…pazza gioia!

Spiaggia, cene, festeggiamenti, spiaggia, shopping, pranzi da 5 ore con cubiste sui tavoli, spiaggia, foto, foto, foto…

Colpi di sole e di vento, foie gras (e il mio colesterolo ormai comincia ad alzarsi solo a pensare di tartinare), 6 temporali tropicali due giorni fa, l’alternanza con mezze giornate di sole pazzesco, rientri (miei) alle 6 del mattino con bruciatura di sigaretta vicino a un orecchio e male ai piedi inestimabile…la bilancia poi…

L’unico problema sono sempre – ma non si contano mai – i postumi da festeggiamenti dionisiaci: primo giorno di nuovo lavoro e dalle 9 a mezzogiorno ho bevuto 4 caffè, ma sono comunque riuscita a imbastire un superprogress di agenzia. “Mi pacco” sulla spalla.

Ritorno a una vita con orari civili, d’ufficio, anzi a una vita con orari. Negli ultimi mesi sono stati parecchio sballati per esigenze di lavoro soprattutto, ma non mi è mancato il tempo libero, molto tempo libero che ho impegnato nel blog, nel sistemarmi à St. Martin. Sperando sempre che qualcuno pagherà una mia ipotetica bassissima pensione, non rimpiango gli ultimi mesi di “fermo”, non potrei. Paradossalmente credo di non aver mai guadagnato tanto in vita mia prima in quanto a esperienze, occasioni, conoscenze, anche se è stato necessario darsi da fare parecchio.

“Sì credo di aver avuto una bella idea”. Disse mangiucchiandosi una madeline con pepite di cioccolato. E stanchissima, ma soddisfatta crollò sul divano rosso.

Taglio corto, ma in cambio offro (rari) contributi fotografici.

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Capodanno a Pic Paradis.

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Kokomo beach.

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Philipsburg.