Week #28 – parole importanti

Sono le due passate del mattino di giovedì e ho trascorso gli ultimi istanti della serata a cercare un dente in un parcheggio. Torno a casa, stravolta, con la mia “nuova” Clio con la frizione più lunga che si possa immaginare e non esito a fare il check pre-sonno di mail, Skype, Fb e messaggi vari. E mi capita di vedere il post di questo articolo, che comincia con “Le parole sono importanti”.

“Parole importanti” di Richard Scarry era il mio libro preferito da bambina. Credo sia rimasto nella casa di Champoluc in cui andavamo d’estate, insieme al mio fischietto a forma di Albatros (perchè io avessi un fischietto a forma di Albatros resta un mistero). Mi ricordo ancora mia mamma che mi leggeva il libro a partire dalla copertina, dal nome dell’autore per non farmi perdere nessuna informazione, come se impersonasse una sorta di fatina dedita alla sacra preservazione della “cultura del libro”. Non mi ricordo quali fossero le parole importanti, ma quanto era tenero Zigo-zago??? Con la su scarpina da tennis e il cappello da alpino… Poi come al solito ci hanno fatto anche i cartoni animati, che ne hanno rovinato tutta la magina, solo per aver dato una voce ai personaggi.

“Le parole sono importanti, diceva Moretti.”. Verità assoluta. Dopo aver cercato di dissipare un inutile battibecco tra cliente e cassiere in un bar mi sono resa conto di quando ogni parola comunichiamo, il suo peso in relazione alla frase e alla sua costruzione possano essere fondamentali, tanto da poter determinare quasi da subito l’esito di un confronto. Basta l’errore o una scarsa propensione al buon dialogo di uno degli interlocutori ed è inevitabile un prolungamento della discussione piuttosto che il “deragliamento” in polemica, in disputa inutile.

Le parole che usiamo ci descrivono, come le usiamo ancora di più. Ogni sfumatura ha il suo peso. Non mi trovo del tutto d’accordo con la classifica dei riempitivi più utilizzati proposti dall’articolo di Oltreuomo: appoggio le critiche a “Praticamente” e “Onestamente” (gli avverbi che finiscono in “mente” mi infastidiscono in generale). “Quant’altro” e “Nel senso” li trovo ancora accettabili, sono – come dicevo – una sfumatura che permette di aiutare a delineare il profilo del nostro interlocutore. Molto interessante il paragrafo del “Tanta roba”, ci rifletterò mentre ascolto questa. Tanta roba!!!