Week #18 – la smetto con i titoli in latino

Promesso.

Oggi, miei cari ospiti parliamo di approcci, etero.

Caso 1.  Obiettivo: graziosa signorina castana, intorno ai 30 anni, abbronzata, dalla provenienza non facilmente identificabile, in costume e occhiali – lenti fotocromatiche: la bruttezza del nome, non propriamente sexy, corrisponde esattamente all’effetto donato al viso che porta tale montatura, ma c’è chi ama il macabro. Luogo: bar della spiaggia, pomeriggio. Soggetto: uomo sui 40, anonimo, ma indubbiamente francese, discretamente fisicato, in orripilante mutanda nera. Azione: offrire un’Orangina ordinata al barista dall’Obiettivo allo scopo di procedere con le presentazioni o almeno una breve parentesi meteo. Reazione dell’Obiettivo: ringraziare e congedarsi, non abbastanza in fretta dal restare intrappolata in una conversazione da ascensore bloccato, per mezz’ora. Sviluppo: era convinto che dall’accento fossi russa, mi ha chiesto se volevo andare a rinfrescarmi con lui in mare e ho risposto “no grazie, sto bene così” mentre stavo sudando come un’animale da soma su un Tolstoj; prima di andarsene mi ha buttato in borsa un biglietto con nome e numero di telefono, approfittando della mia assenza mentale pinzata da un casco a volume – come sempre – troppo elevato.

Caso 2.  Obiettivo: graziosa signorina castana, tra i 25 e i 30 anni, abbronzata, italiana, shorts e canotta bianchi, lungo gilet di lino blu, in vena di divertirsi. Luogo: bar sulla spiaggia, festa con dj, domenica sera. Soggetto: uomo di poco più di trent’anni, haitiano, alto, faccia da pirla ma buona, un mix tra 5 Cent e Jay-Z, ciabatta Nike con calzino bianco di spugna d’ordinanza.  Azione: avvicinarsi all’Obiettivo, strusciarsi nonostante tu ti allontani e chiedere se può baciarti. Reazione dell’Obiettivo: “no grazie, preferirei di no, ma apprezzo il pensiero.”. Mia nonna avrebbe saputo fare di meglio. Sviluppo: difficile capire se abbia attutito o meno il colpo; lo ritrovi ovunque e ti fa un sacco di domande “pour parler”, ogni volta, mentre tu fingi di non capire un po’ meno di quello che in realtà non capisci affatto.

Caso 3.  Obiettivo: graziosa signorina castana, trentenne, abbronzata, dalla provenienza non facilmente identificabile, lungo vestito a fiori verde acido, in vena di pr. Luogo: bar sulla spiaggia, festa con dj, altra domenica sera. Soggetto: uomo intorno ai 40, antillese, distinto ma rilassato, brizzolato. Azione: attaccare bottone e toccare di continuo il braccio dell’Obiettivo per assicurarsi che non scappi, finché non fingi di dover andare ad aiutare un’amica che ha bevuto troppo e ti precipiti a tirare su un’ubriaca a caso. Tentativo di riapprocciarsi qualche minuto dopo, danzando e ordinandomi un Planteur. Reazione dell’Obiettivo: ringraziare e guarda caso mi scappa una pipì pazzesca. Sviluppo: il Planteur era il quarto e ho fatto l’unica cosa che non si dovrebbe fare MAI. La mattina dopo alle 10 era lui, a chiamarmi per darmi il buongiorno. Inutile dire che non l’ho riconosciuto, ci ho messo un po’ a capire chi fosse e mi sono maledetta per l’intera giornata per avergli dato il mio numero di telefono.

Scrollo le spalle, sospiro e resta il fatto che è maggiore la percentuale di possibilità che un Matthew McConaughey con il fascino intellettuale di Ferruccio De Bortoli si presenti un giorno alla mia porta, piuttosto che quella di riuscire a “subire” un tentativo di approccio creativo, attento e intelligente da parte di un individuo di sesso maschile con la fedina penale e psichiatrica pulita. Almeno su quest’isola.

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