Day #14 – déjà?

Sono ormai a Sxm (sigla che definisce St. Martin) da due settimane, banalmente dirò che mi sembra di essere arrivata ieri.

Faccio un piccolo bilancio: il mio francese va migliorando (anche abbastanza velocemente).

Mi sono truccata per la prima volta due sere fa, dopo 15 giorni “acqua e sapone”: record assoluto.

Anche le zanzare di qui hanno capito che ho il sangue cattivo e stanno iniziando a lasciarmi in pace. Contribuisce all’armistizio l’aver finalmente inteso che il classico Autan Family non funziona con le zanzare tropicali.

Sono riuscita a non perdermi a Marigot l’altra sera, ma continuerò imperterrita a perdermi ad Alessandria: un sei scarso al senso dell’orientamento.

Io e Calypso (che ho smesso di chiamare erroneamente Cyclope) continuiamo a non andare particolarmente d’accordo: se non la smette si salire sul mio letto e spargere peli tra le lenzuola non vedo come possa migliorare il rapporto.

Sono riuscita a svegliarmi alle 6,20, l’obiettivo di domani saranno le 6,10 (anche se ho forti dubbi di riuscirci).

L’abbronzatura non è definibile come tale, piove quasi tutti i giorni (in realtà pur essendo castana ho la pelle di una svedese, no way anche quando c’è il sole).

Credo di non aver perso un etto e da Milano mi bacchettano perché segua un regime detox (lo farò).

Non ho ancora visto ragni formato tarantola, che si siano estinti come nei miei sogni?

Con i problemi di matematica di Jules va meglio: siamo passati dal latte di capra al gusto ribes a calcolare quantità di bicchieri di (cristiano) succo di frutta.

Ho preso confidenza con il vecchio, enorme fuoristrada verde che mi è stato dato in dotazione (vai di pozzanghere come se non ci fosse un domani).

Da alcuni aspetti tipicamente francesi non si scampa: il burro sempre, ovunque, comunque; le parole tradotte in lingua anche se non è necessaria traduzione (non sia mai che nel dizionario La Rousse compaia una parola straniera); i baci, due. I francesi ti baciano sempre, non gli interessa come ti chiami, loro ti baciano prima. Il risultato è la totale impossibilità di memorizzare un nome. Finirò per chiamare tutti “Hey” (come faccio anche in Italia d’altronde) e loro mi chiameranno Françoise (perché in Italia – per un motivo che non mi so spiegare – vengo chiamata sovente Francesca, una volta anche Antonia, ma questa è un’altra storia…).

Una cosa ho notato: le persone non mi guardano più i piedi (o forse non me ne accorgo). Ricordo che salendo sul treno, in metropolitana a Milano, i passeggeri avessero la tendenza a guardarmi i piedi per controllare se avessi i tacchi. Lanciare uno sguardo “no idiota, sono proprio alta così” un po’ mi manca.