Day #18 – sdeng!

Perché una série noir sia degna di essere definita tale non può terminare con un semplice mal di denti: Arnaud si è preso il virus Dengue. La Dengue è la zanzara portatrice del virus omonimo, il quale entra in circolo nel sangue attraverso la puntura dell’insetto.

Gli effetti del virus sono febbre alta, dolori articolari e muscolari, rush cutaneo in alcuni casi. Si sta proprio male. Non c’è cura indicata, non c’è vaccino (almeno non per ora), bisogna aspettare che passi e riempirsi di antidolorifici e paracetamolo per una settimana. E io che pensavo fosse hangover…che sfiga pazzesca!

Sono un po’ preoccupata, è come se mi avessero dato una padellata in faccia. Anche Jules è visibilmente preoccupato, oggi si rifiuta di andare in spiaggia (mai successo prima).

Immediatamente mi “doccio” di repellente antizanzare, non si sa mai.

Cerchiamo di tiraci un po’ su: trascino Jules al supermercato a fare la spesa per farlo uscire di casa staccandolo dai cartoni. Oggi mi sono vista i Pokemon, una versione odierna di Holly e Benji, Nini Patalo, Titeuf, un film di animazione: i peccati dei prossimi 10 anni sono espiati. Per quanto incredibile sembra basti una confezione di Coco Pops per fare un bimbo contento, poi scopro che la sorpresina all’interno della scatola dei cereali è una trottola: incorreggibile.

Tocca a me cucinare per cause di forza maggiore, la cosa non mi esalta. Amo il buon cibo, ma cucinato da altri, io sono quella che di solito porta il vino. Improvviso dei bocconcini di pollo “mojito”, ovvero con lime e menta (in questa casa non mancano mai gli ingredienti per i cocktail, che per l’occasione si sono rivelati utilissimi), la prossima volta butto in padella anche del rum bianco, per sperimentare. In accompagnamento del semplice riso thai. Non immaginavo che potessero avere tanto successo, sono stupita dalle mie doti culinarie mai coltivate. Jules che commenta a bocca piena “Ce poulet est supercool!” mi ha dato la giusta motivazione per spadellare anche nei prossimi giorni.

Che cosa mi invento domani? Un risotto alla Piña Colada? Mon dieu.

Day #17 – serie nera

La giornata parte con un’emergenza mal di denti. Porto Arnaud dal dentista e insieme a Jules ne approfitto per fare una passeggiata al porto di Marigot, per poi prendere una bibita al chiosco dell’Arawak. Jules non esce mai di casa senza il suo borsello beige contenente gli effetti personali indispensabili: Nintendo DS, Push Pop (uno quegli orribili lecca lecca che hanno iniziato a produrre quando facevo le elementari e speravo avessero bandito dal mercato per la quantità di coloranti che contengono), blocco note, matita e temperino. Per ingannare l’attesa ci dilettiamo nella realizzazione di origami, utilizzando i fogli del blocco note. Jules produce un aeroplanino che al primo lancio finisce sul parabrezza di un’auto in transito (li mortacci sua), io realizzo la testa di un gatto, un cappello per la testa del gatto e una barca per la testa del gatto. Di meglio non so fare.

Risolto il problema denti continua quella che i francesi chiamano la “série noir” questa volta con disguidi bancari e il family banker ovviamente in ferie. Non posso fare altro che offrire una pacca sulla spalla e comprendere la frustrazione di Arnaud.

Ci sono periodi (il mio è durato anni) in cui non ne va dritta una, anzi è matematico che nel momento in cui capita una sventura ce ne sia già un’altra in agguato, ammesso che non si sia già palesata. Una sorta di legge di Murphy al cubo unita al Malocchio. É come finire in un vortice: più ci si affanna per uscirne, più si pongono ulteriori ostacoli e la via di fuga pare sempre più lontana. I problemi sembrano non finire mai, è come se si riproducessero alla stessa velocità delle formiche. “Sfighe” piccole o grandi, o entrambe: hai seri problemi con il lavoro e non vedi l’ora di tornare a casa per (finalmente) rilassarti? Troverai la lavatrice rotta, il bagno allagato e il bucato rosa pallido per aver dimenticato un calzino rosso nel cestello. Così t’incazzi, imprechi, sbraiti, magari ulri pure per sfogarti, poi riprendi lucidità, ti rimbocchi le maniche e con la pazienza di un monaco buddista inizi a “sbrogliare la matassa”, nodo dopo nodo. Le energie non bastano mai, ogni tanto avresti voglia di provare a stare fermo, non fare più nulla e vedere semplicemente cosa succede, cosa può succedere ancora! Passare le giornate a cercare soluzioni ti fa guadagnare il brevetto di problem solver, ma non è che una magra consolazione. Ci sono giorni in cui vorresti picchiare volontariamente la testa contro uno spigolo per provare dolore, o almeno una sensazione diversa dal perenne senso di delusione e impotenza. Ci sono momenti in cui ti senti soffocare (come quando Jules si riempie di profumo e sale sull’auto, modello Ford “Sauna” con 40°C all’ombra), ma non sai come procurarti ossigeno nonostante la respirazione sia un processo biochimico del tutto naturale.

Poi un giorno “puff!”, la fastidiosissima nuvola di polvere in cui si è avvolti svanisce e ci si può solo augurare che non ritorni (almeno per un po’).