Day #24 – Friar’s Bay

Il cielo è blu intenso con qualche bianchissima nuvola, sembra finto, una scenografia.

Apro la mia cartina dell’isola e scelgo una spiaggia. Friar’s Bay non è lontana da qui, ci sono passata una decina di giorni fa per raggiungere Happy Bay e mi era sembrata – anche questa – bellissima. Ci vado (anche se ha il sito più pacchiano e inusabile dells storia: http://www.friarsbaybeachcafe.com/).

Per raggiungere la spiaggia si percorre uno sterrato quasi a passo d’uomo, un po’ perché sembra un campo di mine appena esplose, un po’ per consentire a una piccola mandria di mucche – che qui pascola – di transitare con lenti e “pesanti” movimenti.

C’è una ruspa non lontano dall’ingresso di Friar’s Bay, mi chiedo se stiano per costruire qualcosa sulla spiaggia. Sarebbe un peccato.

Un’unica fila di ombrelloni in prossimità del bagnasciuga, che tranquillità!

Cinque euro per un lettino, in paradiso. In Liguria (che ad agosto è paragonabile all’inferno) costerebbe tre volte tanto (se non quattro), assurdo.

Si sta davvero benissimo. Le nuvole, che sembrano albume d’uovo appena montato, si spostano e si trasformano talmente velocemente da sembrare vive. Di vivo c’è anche altro: dei granchietti gialli che “passeggiano” cercando di non venire risucchiati dalla risacca. Due passi avanti e quattro indietro, sono deliziosamente ridicoli.

Mi pare di sentire un raglio. Non ho preso un colpo di sole, c’è davvero un asinello: è grigio, ha l’espressione dolce e si aggira tra gli ombrelloni come se nulla fosse, come farebbe un cagnolino. Si chiama Yo e se sente scricchiolare della carta ti corre incontro scodinzolando immaginando che si possa trattare di cibo: ho visto gente soffiarsi il naso nell’asciugamano piuttosto che estrarre dalla borsa un pacchetto di Kleenex.

Seguendo attentamente le tanning rules (mezz’ora di sole proni e mezz’ora supini per evitare di sembrare un biscotto Ringo a fine giornata) mi dedico alla lettura. Appena cambio posizione guardando il mare resto “di sasso”. O sono stata in grado di teletrasportarmi a Jesolo in due secondi o è successo qualcosa: l’acqua cristallina è diventata verde! L’escavatore che ho notato all’arrivo ha creato un canale per fare fluire l’acqua della laguna – che si trova alle spalle della baia ed era evidentemente troppo piena – in mare. Maccheccazzo! Proprio oggi…

Torno a casa, sperando che abbiano ripristinato l’acqua corrente.

Ho fatto il bagno in piscina, con tanto di shampoo e balsamo. Bear Grylls mi fa un baffo.

 

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Friar’s Bay

Day #16 – el rayo de la muerte

Ieri pomeriggio ho ricevuto la mia seconda proposta di matrimonio da Dread’I un “artista” (si definisce) del reggae che transitava per la spiaggia cercando di vendere il proprio cd di successi (sostiene). Lo stereotipo del jamaicano con tanto di tradizionale cappello all’uncinetto, ovviamente rasta, mi arrivava più o meno all’ombelico. Insomma, faccio superconquiste. Prima di partire mi è stato detto “stai attenta, sei a rischio turismo sessuale”, ma a questo punto, visti gli elementi “rischiosi” credo di potermela cavare.

La prima proposta, per chi se lo stia domandando, è stata anni fa mentre ero in vacanza a Djerba: a mia madre avevano offerto dei cammelli, anche parecchi. Che fortunella.

Ieri sera ho visto “Fa la cosa sbagliata”. Oggi continuo a dire e scrivere “yo” come un’adolescente disadattata. Mi do quasi fastidio.

Mai quanto Jules quando parte con i sui discorsi infiniti, tipo “Une fois, quand j’etais petit…” (una volta, quando ero piccolo – perché adesso è grande…) e va avanti per mezz’ora a raccontare aneddoti pallosissimi. Ogni tanto faccio finta che parli da solo, senza ascoltarlo e al mio “pardon, parles tu avec moi?” (parli con me?), non osa ripetere. Scampata la filippica.

La mattinata parte con una piacevolissima “conference call” con i vecchi colleghi dell’agenzia, i quali si assicurano che non abbia ancora fatto fuori il gatto e che sia effettivamente alle Antille. Testimoniano le palme fuori dalla finestra della mia stanza.

A pranzo messicano: dal “Rancho del sol” in cima alla collina c’è una vista pazzesca del villaggio di Orient Bay fino al mare.

Oggi pomeriggio niente basket, inizia a piovere appena arrivati al campo, così ci si dirige direttamente al Calmos Café (che ogni volta mi fa ricordare “Caos calmo”, ora ditemi cosa ci azzecca Moretti con un bar sulla spiaggia). Jules e il suo amico in un attimo corrono verso il bagnasciuga e iniziano a giocare con la sabbia fino ad avere la brillante idea di iniziare a scavare un tunnel e impanarsi gli abiti da basket di sabbia come delle cotolette. All’ennesimo richiamo scatta l’urlo accompagnato da uno sguardo fulmineo, battezzato in precedenza “el rayo de la muerte”. Jules resta pietrificato e abbassa gli occhi, mentre il suo tenace amichetto è stato inevitabilmente trascinato per un braccio per mezza spiaggia. Ci so troppo fare con i bambini.