Week #12 – we are youn

Aver danzato sui tacchi (che non porto MAI) per ore alla festa di Wikiki Beach ha avuto i suoi effetti. Aver lavorato al ristorante il giorno seguente ha peggiorato la situazione: doppia contrattura muscolare al polpaccio destro, mi prenderei a sberle da sola quando faccio queste cavolate. Ma la cosa più stupefacente è che qui le garze per le fasciature muscolari, seguono il ritmo dell’abbronzatura: sono “abbronzate”, quasi marroni. Geniale!

Si rimedia alla gita a Pinel martedì. La giornata non è troppo soleggiata, quindi bene. A Pinel non c’è vento, il sole “picchia” e conseguentemente si passa la giornata in acqua, arenati a riva. Ustione assicurata se non si è ben protetti.

Resto sulla sdraio come una lucertola tutta la giornata, in trance da Danger Mouse. Sulla sdraio accanto la mia c’è Michael Youn, un comico francese. Lo riconosco solo dopo essermi confrontata con Arnaud la sera, a casa, quindi dopo avergli detto chissà quali stronzate in spiaggia e averlo pure immortalato in un video sempre senza riconoscerlo. C’est la vie.

Festeggio anch’io – a modo mio – il Ferragosto: sono andata in aeroporto a disdire la prenotazione per il volo di rientro in Italia (previsto il 20 agosto). Data da destinarsi entro maggio dell’anno prossimo, not bad! Non posso nemmeno pensare di lasciare questo posto, non ora e poter fissare il rientro a mio piacimento mi fa sentire incredibilmente leggera (nonostante la bilancia dica il contrario, maledizione).

Per continuare questa validissima forma di psicoterapia, visto che siamo sulla strada del ritorno verso BO, io e Wendy facciamo tappa a Baie Rouge per una Carib. È il tramonto, in spiaggia poche persone sul loro asciugamano, niente sdraio, ombrelloni, casino. Ci dirigiamo verso un tavolino del bar sulla spiaggia e mi viene in contro un tizio, nero e indubbiamente abitué del posto vista la disinvoltura con cui si muove, parlandomi in italiano come se mi conoscesse. Ci invita a sederci con lui. Si chiama Sean (a St. Martin è conosciuto come Sean Storm, ma non ho voluto indagare oltre sull’origine di questo soprannome), è il nipote del proprietario dell’abusivissimo bar/ristorante sulla spiaggia di BR ed è qui in vacanza, perché si dà il caso che viva a Bologna dal ’95. Da non credere: io scappo dall’Italia senza remore, lui non resiste più di 15 giorni a St. Martin e non vede l’ora di tornare a bere vino dei Colli. Ci lascia presto per “sbrigare affari” (peccato, era simpatico) e finita la nostra birra riprendiamo la via di casa.

Prima di rientrare devo sbrigare ancora una commissione. I due fratelli Marocchini che gestiscono il Tap Five – il minimarket/pizzeria/kebab che si trova nella down town di Orient Bay – hanno in progetto l’apertura di una pizzeria/ristorante nella parte olandese dell’isola, a Maho se non ho capito male. Qualche giorno fa mi hanno mollato in mano una bozza di menù chiedendomi di controllare che tutti i nomi delle pizze in italiano fossero corretti e che gli ingredienti scelti corrispondessero a quelli delle ricette tradizionali della penisola. Percepisco la richiesta come una grossa responsabilità.

Il menù sembrava una rivisitazione estrema di quello di Pizza Hut, ci ho lavorato una serata intera. Fatti i compiti, sono tornata al Tap Five per depositare tutta la conoscenza acquisita visitando una cinquantina di siti di pizzerie di tutta Italia e cercando di spiegare a Karim (uno dei fratelli) – temo senza successo – che non può pensare di utilizzare un minimo di 7 condimenti per pizza a meno che l’obiettivo non sia vendere cocktail a base di Fernet, Cocacola e Malox.

Cosa ne sarà del Made in Italy?!!! Speriamo in bene.

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Baie Rouge sunset.

Day #5 – cambio casa

Non è un nuovo programma di Real Time.

L’umidità è diminuita un po’ e io rifaccio i bagagli: da Baie Rouge mi trasferisco a Orient Bay, ventosissima zona residenziale affacciata sull’Atlantico. La “Saint Tropez des Caribes”.

Prima un giro a Philipsbourg, capoluogo della parte olandese dell’isola. Le navi da crociera che attraccano qui fanno sì che sia popolatissima di turisti, tutti bruciacchiati dal sole. In Front Street le gioiellerie gestite da pakistani si sprecano, è tutto tax free. Si potrebbe considerare una piccola capitale europea: c’è l’Hard Rock Café, ça va sans dire.

Seduta all’Holland con la mia Niçoise nel piatto fisso il flusso delle persone sul lungo mare e di quelle che si accalcano per salire sul traghetto per St. Barth.

Dopo aver bevuto un caffè americano corto spacciato per espresso, si riparte lungo la strada verso la baia orientale. Rue des Amers (Via degli Amari, potevo capitare altrove???), 3: qui vivono Arnaud con suo figlio Jules, Tempo – un vecchio pastore delle fiandre – e Calypso – la gatta più vanitosa della sua specie. Ha il pelo grigio con alcune macchie rosa cipria, mai visto nulla di simile, ero convinta che avesse avuto un incidente con la candeggina!

Loro saranno la mia famiglia per qualche tempo.

Il primo approccio è meno difficile del previsto, ils sont sympa, soprattutto Jules che mi invita prontamente a giocare a Super Mario con la Nintendo DS.

Nemmeno il tempo di svuotare la valigia e si va in spiaggia, rigorosamente scalzi.

E’ quasi sera, sono le 5, ora del mio cocktail di benvenuto a La Playa: le Ti Punch – “Ti” è l’abbreviazione di “petit” (piccolo) che usano i creoli – è un bicchierino di rum, zucchero e lime. Fortissimo. Wow.

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Spiaggia e lungo mare di Philipsbourg