Non pensavo che tirare lo sciacquone un giorno mi avrebbe resa così felice. L’acqua è tornata e non vedo l’ora sia sera per potermi fare una lunghiiiisssima doccia post mare. Odoravo di cloro e liquido antialghe nei giorni scorsi, lavarsi in piscina non è il massimo della vita.
Niente gita alla scoperta di nuove spiagge oggi, devo pensare alla “sopravvivenza”, ovvero svuotare il lavello pieno di piatti e bicchieri sporchi, lavare una ventina di paia di mutande e altrettante t-shirt, non avendo più quasi nulla di pulito da indossare.
Vado a La Playa nel pomeriggio a leggere un po’, sono arrivata al punto cruciale di un romanzo e me lo mangerei. Potrei andare avanti a leggerlo tutta la giornata, senza fermarmi, senza mangiare, senza fumare, mi bastano una bottiglia d’acqua e la protezione 30 (ho ridotto lo schermo, l’abbronzatura è quasi degna di essere definita tale).
Ne approfitto per indagare, tramite Jear e il suo capo, se in qualche altra spiaggia sono alla ricerca di personale in questi giorni, sia per arrotondare, sia perché – prendetemi per pazza – non ce la faccio proprio a non lavorare! Mi faranno sapere (per esperienza questa frase non mi suona bene).
Oggi e domani a Grand-Case c’è la festa degli sport nautici, faccio un giro in serata per l’aperitivo. La baia ospita numerose imbarcazioni – più del solito – e qua e là c’è ancora qualche surfer che non si decide a mollare, nonostante il sole stia calando.
Una cosa non avevo notato prima: qui i gabbiani sono neri o grigi o, neri e grigi. Strano. Vicino al molo c’è un intero stormo: qualche turista si sta divertendo a dargli da mangiare, come gli orientali con i piccioni in Piazza San Marco. Turisti…
Sono seduta al Calmos Cafe, mi piace troppo questo posto (credo che lo staff interamente maschile contribuisca a farmelo apprezzare). Una signora americana palesemente ubriaca mi fa i complimenti per il mio rossetto. Non so se lo userò ancora…
Scrivo una parola e guardo le onde, scrivo un’altra parola e guardo il tramonto, continuo a scrivere e mi chiama mia sorella su Skype (questo articolo non lo finirò mai, penso). Quando finisco la skypata è buio e si vedono benissimo le luci dell’isola di Anguilla.
Non riesco a proseguire. Ho la mia Presidente (birra della Repubblica Dominicana senza troppe pretese, non di certo equiparabile a una doppio malto belga – la mia preferita – ma piacevole) in mano ed è un momento di pace assoluta, me lo devo godere. (Giuro che ne ho bevute solo due, di birre).